Pitture Murali di Franco Troiani nel parcheggio della Spoletosfera / a cura di Giuliano Macchia
"La Città Celeste" / Storia di un'idea…
"Nell’ottobre 2005, il responsabile della progettazione dei lavori alla Spoletosfera, l’architetto Giuliano Macchia, mi invitò a visitare il cantiere del nuovo parcheggio sotterraneo, chiedendomi se ero disponibile per un progetto di pitture e decorazioni murali alle pareti dei box. Mi accompagnò per l'ingresso Ovest del piano terra, dove mi trovai di fronte ad una struttura complessa, con diramazioni su tre piani; vi lavoravano a pieno ritmo operai e tecnici, con rumori assordanti, fumo di macchinari, umidità, polvere, quasi fosse un girone dantesco: dopo due ore uscii frastornato.
Nei giorni a seguire proposi una trentina fra disegni e guaches, ma non ero soddisfatto e neanche Giuliano.
Tornai nel cantiere in un mattino di sole della scorsa primavera, passando per l'ingresso Nord di via Matteotti, nella parte più imponente del parcheggio, dove le colonne e i box sono molto alti. Sulle pareti ad ovest e su quelle delle torri d'aria ad est, formando lentissime varianti geometriche di arte cinetica, si proiettavano le ombre dei reticoli, dei profilati e delle putrelle in ferro che disegnano le aperture del soffitto.
Mi sembrava di essere in una cattedrale in costruzione, con tutta quella luce e tutto quell'immenso spazio aperto ed ebbi subito l'idea di dipingere tutte le superfici ad Est su basi color celeste, c'è l'est, La Città Celeste: piano terra / Terramara; piano primo / Urbana; piano secondo / Celeste.
In luglio iniziai i lavori, le pareti dei trentasei box, comprese le undici torri d'aria, sembravano ben preparate, così pure i capitelli delle colonne dei primi due piani, poi dipinti color giallo acido, reazione a catena di luce.
Finalmente in ottobre la conclusione del mio lavoro. Vennero completati, oltre la segnaletica tridimensionale disegnata da Giuliano Macchia, tutti gli interventi per le varie norme di sicurezza e agibilità.
Questa esperienza è stata sicuramente tra le più impegnative, molto faticosa per i muri ancora umidi, per la scarsità della luce nelle giornate senza sole, per i rumori e la polvere, ma comunque bellissima.
La Cupola geodetica di Fuller e il Muro di Sol LeWitt nel prato soprastante il parcheggio, mi hanno aiutato e confortato: a loro il mio modesto omaggio". ( F.T. dic.06 )